Il Club Alpino Italiano (CAI) è la più antica e vasta associazione di alpinisti e appassionati di montagna in Italia.

L’idea di fondare un club che riunisse gli alpinisti italiani era nata nella mente di Quintino Sella presso Casa Voli (Verzuolo), il 12 agosto 1863, in occasione dell’ascensione del Monviso da parte sua e di altri alpinisti italiani; ispirandosi ad analoghe associazioni esistenti in altri paesi europei come Austria, Svizzera e Inghilterra (Alpine Club di Londra).

La fondazione ufficiale del club si ebbe all’una del pomeriggio il 23 ottobre 1863, nel Castello del Valentino a Torino. Tra i fondatori appartenenti alla prima lista di adesione, oltre al Sella, vi furono circa altri duecento appassionati di montagna.

Oggi il CAI è formato da più di 800 tra sezioni e sottosezioni territoriali sparse su tutto il territorio nazionale, più 3 sezioni nazionali:

CAAI: Club Accademico Alpino Italiani, che riunisce gli alpinisti che abbiano praticato alpinismo di alto livello e promuove questa attività.

AGAI: Associazione Guide Alpine Italiane, che riunisce le guide alpine.

CNSAS: Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che è una struttura operativa del CAI, con ampia autonomia, si occupa della prevenzione degli incidenti in ambiente montano e ipogeo, del soccorso in quest’ambito degli infortunati, dei dispersi e di coloro che si trovino in pericolo, del recupero dei caduti e del soccorso in caso di calamità.

Perchè il CAI a Lecce?

Il Salento è un lembo di terra stretta tra l’Adriatico e lo Ionio e tra un mare e l’altro vi sono:

  • 1 Area Marina Protetta;
  • 5 Parchi Naturali Regionali;
  • 1 Riserva Naturale Statale;
  • 1 Riserva Naturale Orientata
  • 17 Siti di Interesse Comunitario della rete Natura 2000.
  • 20 delle piante endemiche della Puglia crescono nel Salento;
  • 9 specie botaniche sono osservabili solo qui per tutta la penisola italiana;

Tutto questo prendendo ad esame solo la provincia di Lecce.
Qui, nell’osservazione e lo studio della flora, ha cominciato a trovare le prime conferme la teoria secondo la quale in epoche remote il Salento e la Puglia sono stati congiunti mediante terre emerse alle coste balcaniche.
La presenza di specie botaniche “Mediterraneo montane”, “Orofile” e “Anfiadriatiche” tipiche della penisola Balcanica, oltre alla presenza di diverse specie “vicarianti” in tutto simili ad alcune specie della sponda opposta, manifestano in maniera eclatante la peculiarità naturalistica di questa terra.

Importanti relitti di antiche ed estese foreste conservano la naturalità di monumentali tratti di territorio; pinete costiere estese per chilometri lungo le due coste fanno spesso da cornice a fasce
dunali dove trovano albergo interessanti e delicate specie vegetali come il Ginepro coccolone o il Giglio marittimo.

Nei boschi salentini vegeta un interessante giardino botanico per lo studio delle querce. Tra le formazioni d’alto fusto disseminate sul territorio si conta una invidiabile varietà di questo genere botanico. La Quercia vallonea, endemica del Salento, la virgiliana, la dalechampii o secondo altri amplifolia, la roverella, il farnetto, il fragno, la spinosa, la sughera, la farnia, più rara ma censita come presente in passato. Tutte osservabili in Salento.

La Macchia poi, con i suoi profumi e le sue fioriture primaverili ed autunnali, è vera regina di quasi tutti i terreni non interessati alla coltivazione.

Un territorio insomma che offre numerose alternative a chi intenda viverne le bellezze a passo lento o anche in bicicletta.

Sentieri costieri a picco sul mare vanno a cercare il Faro della Palacia ove sorge la prima alba d’Italia o tracciano i percorsi degli antichi tratturi utilizzati per coltivare l’olivo nei terrazzamenti
sul mare o per trasportare il sale raccolto nelle conche sulla costa.
Itinerari nell’entroterra portano alla scoperta di affascinanti scenari medievali attraversando antichi boschi di querce, importanti masserie e vecchie abbazie.
Percorsi affascinanti nel cuore del Salento per le vie di deliziosi paesi di cultura e lingua Grica, retaggio storico ed architettonico di un medioevo bizantino sfuggito alla latinizzazione dei
conquistatori Normanni.

Le belle falesie della costa orientale si aprono spesso verso l’entroterra coi solchi di antichi canali, affettuosamente apostrofati canyon dai salentini, presso Badisco, Marittima ed il più importante al
Ciolo; quest’ultimo talmente interessante dal punto di vista geomorfologico da ospitare numerose pareti attrezzate per l’arrampicata e quella che sicuramente è riconosciuta come la “Corsa in
Montagna” tra le più meridionali d’Europa.

Valeva la pena di raccontare tutto questo, di farlo vedere e conoscere, di condividerlo col resto del paese e degli appassionati degli ambienti naturali e dei territori; per questo un gruppo di persone che da tempo dedicano all’esplorazione, lo studio e la fruizione lenta e consapevole di questo lembo d’Italia, hanno deciso di mettersi insieme sotto l’egida del Club Alpino Italiano per dare una organizzazione ed una autorevolezza alle loro passioni. Alcuni già tesserati da qualche tempo al sodalizio, altri completamente neofiti ma tutti consapevoli
che una Sottosezione del CAI avrebbe avuto tutto il diritto di cittadinanza attiva in questa provincia.

La Sottosezione

Oggi la Sottosezione di Lecce, nata alla fine del 2020 come costola della Sezione “Donato Boscia” di Gioia del Colle, può già contare su alcune decine di soci e su una progettualità di ottimo livello.
Il pur forbito programma escursionistico non esaurisce le grandi potenzialità della Sottosezione di Lecce che annovera tra i suoi soci personalità e professionalità grazie alle quali si possono realizzare approfondimenti e progetti di grande respiro.

Lo spirito è sempre quello dell’amore per gli ambienti naturali e per la loro conservazione e dell’andare ad incontrare i territori e le culture che fanno della nostra penisola il paese più bello
del mondo.